Agli sgoccioli del suo breve ma impegnativo mandato come presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola in queste settimane sta affrontando un vorticoso tour dei paesi dell’Ue con un solo obiettivo: convincere i cittadini europei, soprattutto i giovani, ad andare a votare tra il 6 e il 9 giugno (in Italia si vota l’8 e il 9) per il rinnovo dell’Eurocamera.

Maltese, 45 anni, avvocata, sposata con un ex candidato finlandese al Parlamento europeo (Ukko Metsola), quattro figli, vanta una carriera professionale e politica più che ventennale sempre all’insegna di un’idea di Europa: dall’esecutivo della Youth Convention of the future of Europe nel 2002 al diploma in European Studies al College of Europe di Bruges nel 2004, all’incarico per otto anni come consulente legale della Rappresentanza permanente di Malta a Bruxelles e dell’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Alle sue prime due candidature al Parlamento europeo (nel 2004 e 2009) risulta non eletta, anche perché ha cominciato da outsider, non provenendo dalle dinastie politiche maltesi. Però non demorde e riesce a conquistare il suo primo seggio nel 2013, subentrando a un connazionale dimissionario; nel 2014 viene eletta europarlamentare e riconfermata nel 2019, risultando la più votata nel suo partito, il Malta National Party, che a Strasburgo sta nella famiglia del Partito popolare europeo. Dopo la prematura scomparsa di David Sassoli, gli succede sullo scranno più alto del Parlamento europeo, il 18 gennaio del 2022.

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Presidente Metsola, malgrado l’introduzione delle quote di genere la partecipazione attiva delle donne in politica in Europa è relativamente bassa: quali sono, secondo la sua esperienza, le barriere che scoraggiano le donne?

C’è un problema sociale che dovrebbe essere ben chiaro a tutti. Ancora oggi, le donne devono farsi carico dei lavori di cura e assistenza della famiglia. Questo rende difficile l’impegno a tempo pieno in una campagna elettorale o l’assunzione di un ruolo politico. Di conseguenza le donne sono sottorappresentate nelle istituzioni politiche, il che non fa che scoraggiare altre donne dalla partecipazione alla vita politica attiva. È un circolo vizioso. Ci sono stereotipi culturali e sociali che influenzano le aspettative sul ruolo e sulle capacità delle donne in politica che possono portare a una percezione negativa o a ulteriori difficoltà per le donne che si candidano o si impegnano nel confronto elettorale. L’ambiente politico è più ostile nei confronti delle donne: i comportamenti sessisti, le discriminazioni o la violenza politica ne frenano la partecipazione. E le donne sono anche più esposte all’odio politico veicolato sul web.

Lei come si è avvicinata e appassionata alla politica?

Sono molteplici gli elementi che hanno contribuito al mio ingresso in politica e a far crescere la mia passione. Da studentessa, mi sono impegnata perché credevo che il posto della mia generazione fosse l’Europa. E lo credo ancora. L’Unione europea è un progetto di pace tanto più significativo per i valori su cui si basa: la libertà, la democrazia, la solidarietà, lo Stato di diritto. Inoltre, il fatto che un numero maggiore di donne partecipi al processo decisionale dell’Ue è stato un fattore chiave. Un’ulteriore forte motivazione per me è stata la lotta alla corruzione. Ma ogni giorno trovo nuovi stimoli.

Nel 2019, votò poco più di un elettore su 2 (il 54,5 per cento degli europei): come convincere cittadine e cittadini ad andare più numerosi alle urne?

Mi preme sottolineare che la democrazia in Europa non è qualcosa che possiamo dare per scontato. Tutti i giorni dobbiamo lottare per mantenerla tale. Le persone hanno lottato per il diritto di voto, per elezioni libere e giuste, quindi ci tengo a mettere in guardia dal cedere all’indifferenza o a un facile cinismo. È vero, l’affluenza alle urne del Parlamento europeo è tradizionalmente inferiore rispetto alle elezioni nazionali. Questa volta dobbiamo aumentare il numero dei votanti. Per difendere la democrazia si deve partecipare: se non voti, finisce che qualcun altro decide per te. L’Europa sta dando risultati ai nostri cittadini, ma dobbiamo essere in grado di trasmettere questo messaggio in ogni regione e in ogni città europea.

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La preoccupano le fake news nella campagna elettorale?

Purtroppo stiamo assistendo a un picco di disinformazione. Queste tendenze sono preoccupanti per la nostra transizione digitale come per le elezioni europee. Ci allarmano i continui tentativi volti a indebolire la democrazia europea attraverso varie forme di interferenza e distorsione delle informazioni. Sappiamo che altri soggetti cercheranno di alterare i nostri processi democratici. È qualcosa per cui dobbiamo essere pronti. Per combattere queste tendenze, possiamo utilizzare sia strumenti legislativi che non legislativi e concentrarci sui social media. Da un punto di vista legislativo abbiamo il Digital Markets Act, il Digital Services Act, l’Artificial Intelligence Act, il Media Freedom Act e il Regolamento sulla pubblicità politica, ma dobbiamo anche interagire meglio online per non lasciare spazio a chi ha solo intenti demolitori. Non possiamo permettere che questa narrativa distruttiva, fatta di propaganda e disinformazione, si diffonda senza contrastarla. Dobbiamo essere pronti a coinvolgere le persone e le piattaforme. Queste elezioni europee saranno un test per i nostri sistemi: dunque il nostro compito è ancora più rilevante.

Cosa c’è in gioco alle prossime elezioni europee?

Il 2024 è l’anno della democrazia, un anno decisivo per l’Europa e il mondo. Le elezioni per il Parlamento europeo sono importanti perché determinano in quale direzione vorrà andare l’Europa nei prossimi cinque anni. Il Parlamento europeo può incidere varando politiche che hanno effetto sulle nostre vite, su temi come digitale, salute, migrazione, clima e sicurezza.

Quali riforme sarebbero necessarie per rendere l’istituzione sempre più democratica e rappresentativa?

Credo di lasciare un Parlamento la cui legittimità democratica è stata rafforzata da standard più stringenti quanto a trasparenza e integrità. Un Parlamento più forte e affidabile. Durante il mio mandato, abbiamo intrapreso la più grande riforma dell’istituzione da decenni, per renderla il più trasparente possibile. Ma sappiamo che il lavoro è lungi dall’essere terminato e che c’è spazio per miglioramenti. È con questa serietà che il prossimo Parlamento dovrebbe continuare a riflettere sulla sua funzione, al fine di fornire un’istituzione aperta e trasparente ai nostri cittadini.

Qual è stato il momento più difficile di questi due anni?

Il 18 gennaio 2022 non potevo immaginare che l’Europa avrebbe dovuto affrontare una nuova guerra. L’invasione dell’Ucraina ha cambiato tutto. Un periodo di grandi sfide durante il quale abbiamo dimostrato che l’unità come Parlamento e come Unione è la nostra forza. L’integrazione europea è essenziale per far fronte alle sfide che ci attendono. In questo nuovo mondo, andare da soli non funziona.

A chi si ispira nel suo lavoro?

Ho sempre guardato alle donne venute prima di me, a quelle che hanno lottato per abbattere tutte le possibili barriere, per infrangere il soffitto di cristallo. In particolare: le mie predecessore, Simone Veil e Nicole Fontaine. Ma credo che ovunque ci siano donne intelligenti e tenaci, assolutamente capaci di ricoprire ruoli di leadership.

Pensa di ricandidarsi alle prossime europee?

Essere alla guida del Parlamento è un grande onore e farò del mio meglio fino all’ultimo minuto per dare impulso alla democrazia europea. Credo nell’importanza cruciale di questa istituzione per la legittimazione democratica del progetto europeo. Ora il mio obiettivo è portare il maggior numero di cittadini al voto alle europee di giugno ed essere rieletta a Malta.

È favorevole alla creazione di un esercito europeo?

Penso sia importante avere una strategia complessiva, senza focalizzarsi troppo solo su specifiche idee. L’Unione europea è stata creata per mantenere la pace, ma questo dipende dalla nostra abilità di essere al sicuro e autonomi. L’aggressione russa all’Ucraina ha reso chiaro il bisogno di rafforzare la nostra cornice di sicurezza. Con urgenza, dobbiamo potenziare la coesione e l’efficacia della sicurezza europea, in pieno coordinamento e complementarità con la Nato, per difendere i nostri interessi, i nostri valori, i nostri cittadini.

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Lei è madre di quattro figli: come concilia un incarico così impegnativo con la vita familiare?

Spero che avrebbe rivolto questa domanda anche a un uomo… Gestire una famiglia è un lavoro di per sé. Può essere difficile quanto negoziare al Parlamento europeo, specialmente con quattro ragazzi! Io e mio marito abbiamo fatto molti tentativi ed errori prima di trovare un sistema che funzionasse. Nonostante i progressi nell’assistenza all’infanzia e nel lavoro flessibile, la verità è che non saremmo in grado di crescere i nostri figli e avere una carriera senza l’aiuto che abbiamo. Facciamo molto affidamento sui nonni.

La sua posizione anti-abortista è nota, ma il Parlamento europeo si è più volte espresso per la de-criminalizzazione e l’accesso sicuro dell’aborto. Una contraddizione?

La posizione del Parlamento europeo sui diritti e la salute sessuale e riproduttiva è chiara ed è stata ribadita più volte. Questa è la posizione che io sostengo in ogni luogo come presidente.

L’Ue si è affermata come leader nella lotta al cambiamento climatico. Pensa che sarà possibile mantenere questa posizione?

Il costo dell’inazione sarebbe di gran lunga maggiore rispetto alle misure che prendiamo per sventare i rischi. In particolare, perché le politiche che favoriscono l’installazione di fonti di energia rinnovabili ci rendono più resilienti e indipendenti. Grazie alle nostre scelte politiche e alle risorse finanziarie, vogliamo mantenere il ruolo di leader nell’azione climatica, e non solo nel limitare le nostre emissioni. Vogliamo cogliere le opportunità economiche che scaturiscono dai mercati, e senza lasciare indietro nessuno. Le nostre politiche climatiche non possono essere tali soltanto per chi se le può permettere.

In che modo l’elezione del nuovo presidente Usa potrà influenzare la politica europea? Cosa si augura per l’Europa?

Per decenni, abbiamo lavorato con le amministrazioni degli Stati Uniti guidate sia dai partiti democratici che dai repubblicani e continueremo a farlo. La nostra cooperazione non riguarda solo i leader. Il nostro legame transatlantico è saldo. In prospettiva, l’Unione europea e gli Stati Uniti continueranno ad avere bisogno reciprocamente. Alla luce di ciò, spero che l’Europa possa diventare ancora più forte e unita.

L’Indice di uguaglianza di genere in Europa, elaborato da Eige, mostra come le disparità di genere risultino ancora rilevanti, in particolare nel settore del potere, sia politico sia economico, e nella conoscenza. Inoltre, le disuguaglianze di genere nel tempo dedicato ai lavori domestici e all’assistenza sono in aumento. È un’Europa per donne, questa?

In effetti, non si può dire che l’Unione europea sia un luogo pienamente paritario per le donne. Ciò richiede sforzi costanti da parte dei governi, delle istituzioni e della società per affrontare e ridurre le disuguaglianze e creare un ambiente più inclusivo. Il Parlamento europeo ha fatto molto per promuovere l’uguaglianza di genere: dopo quasi dieci anni, gli Stati membri hanno finalmente approvato una normativa per promuovere l’inclusione delle donne nei processi decisionali con la Women on Boards Directive (direttiva sui consigli di amministrazione), che mira ad aumentare la rappresentanza delle donne nelle posizioni dirigenziali delle imprese. In seguito all’adesione dell’Ue alla Convenzione di Istanbul, sono stati intensificati gli sforzi per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica e sono state introdotte nuove leggi. Di certo, è necessario fare molto di più.

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